Sesso e corruzione. In Israele la Giustizia punisce i politici, L'Unità

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Eugenio Enea
icon12  view post Posted on 3/9/2009, 18:18




C'è un Paese in cui la Giustizia non fa sconti. Un Paese in cui un primo ministro indagato per reati finanziari va in televisione per annunciare le sue dimissioni e aggiungere: «Sono orgoglioso di vivere in un Paese in cui nessuno è al riparo dalla legge...». C’è un Paese in cui due ex ministri entrano in carcere per scontare la condanna senza gridare al complotto. C’è un Paese in cui gli inquirenti sottopongono a ripetuti interrogatori il potente ministro degli Esteri e alla fine ne chiedono l’incriminazione per riciclaggio. Questo Paese non è l’Italia. È Israele. Un Paese in cui la Tv pubblica e la stampa hanno inchiodato nel corso degli anni ministri, capi di Stato, ambasciatori, alle loro responsabilità trovando sostegno in un’opinione pubblica non cloroformizzata. E l’hanno fatto con politici di sinistra e di destra. Senza eccezioni. Ne sanno qualcosa figure che hanno segnato la storia politica d’Israele: Yitzhak Rabin, Ariel Sharon, Benjamin Netanyahu...

L’altro ieri, a oltre tre anni dalla sua deflagrazione, lo scandalo «Sexgate» è approdato nel tribunale distrettuale di Tel Aviv . Sul banco degli imputati l’ex presidente d’Israele Moshe Katzav (Likud). Ad attenderlo all’ingresso del tribunale c’era un folto gruppo di femministe. «Con Katzav ci vergogniamo di essere israeliane» era scritto in un cartello. In aula l’ex capo dello Stato si è trovato a tu per tu con una delle sue ex segretarie, L., una giovane donna religiosa che afferma di essere stata da lui molestata quando organizzò la festa per il suo 60.mo compleanno nella residenza presidenziale a Gerusalemme. Nelle prossime settimane saranno chiamate alla sbarra anche altre donne che hanno lavorato alle dipendenze di Katzav, sia quando fungeva da capo dello Stato (2000-2007) sia - in precedenza - da ministro del Turismo. Le accuse più pesanti - quelle relative a violenza sessuale - si riferiscono a questo periodo. Lo stesso giorno in cui Katzav era messo alla sbarra, due ex ministri venivano incarcerati: Avraham Hirschson (Kadima) e Shlomo Benizri (Shas). Entrambi sono stati travolti da vicende di corruzione. Il primo sconterà cinque anni di detenzione, il secondo quattro. L’ex ministro delle Finanze Hirschson ha raggiunto il carcere Hermon accompagnato solo dai figli, li ha abbracciati un’ultima volta, e a testa alta è entrato in cella.

Nei giorni scorsi si è anche appreso della incriminazione dell’ex premier Ehud Olmert (Kadima). Olmert, che si è sempre dichiarato innocente, è accusato di aver incassato considerevoli somme di denaro da un uomo d’affari americano, Moshe Talansky, di essersi fatto rimborsare due volte da istituzioni benefiche ebraiche e da ministeri spese fatte durante viaggi effettuati per loro conto presentando false ricevute; di aver usato i suoi poteri di ministro per far ottenere agevolazioni statali aun’azienda rappresentata da un avvocato col quale in passato aveva condiviso uno studio legale. Ma Olmert non ha atteso il 30 agosto 2009 per rimettere il suo mandato di primo ministro. Le dimissioni le aveva annunciate un anno prima, il 31 luglio 2008 e formalizzate nemmeno due mesi dopo. Quel 31 luglio, l’allora premier convocò presso la propria residenza di Gerusalemme i principali media nazionali per pronunciare un discorso assolutamente inatteso, che destò scalpore. In Israele e nel mondo. E imbarazzo in Italia, dalle parti di Palazzo Chigi, per evidenti ragioni... «Come cittadino di un Paese democratico, ho sempre creduto che quando qualcuno è eletto primo ministro in Israele, compresi coloro che si sono contrapposti a lui alle urne, desiderano che egli abbia successo», ebbe a sottolineare Olmert. Per poi aggiungere: «Sono orgoglioso di essere il primo ministro di un Paese che indaga i suoi primi ministri». Dopo aver riconosciuto di aver commesso alcuni «errori», Olmert aveva spiegato che si ritirava dalla politica per poter difendere meglio la propria innocenza di fronte alle accuse di corruzione. «Il primo ministro non sta al di sopra della legge, ma neanche al di sotto». Un’uscita di scena di grande dignità. Di un politico che si dice orgoglioso di «essere il primo ministro di un Paese che indaga i suoi primi ministri».Un orgoglio non compreso, tanto meno condiviso, da un estimatore italiano di Olmert: il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi. «La democrazia ha anche questi difetti e sono molto triste che viva il suo ultimo giorno da Primo ministro; Olmert è una persona capace, concreta, di buon senso, una delle migliori persone per trattare con i palestinesi», afferma il Cavaliere in visita a Parigi (17 settembre 2008).

Agosto di fuoco per i politici israeliani. Due agosto: la polizia chiede alla Procura di Stato l’incriminazione del ministro degli Esteri Avigdor Lieberman con l’accusa di corruzione, frode, riciclaggio di denaro, intimidazione dei testimoni e ostacolo alla giustizia. Una fonte di polizia riferisce che l’inchiesta nei confronti del partito di estrema destra «Yisrael Beiteinu» - terza forza politica dello Stato ebraico - è «praticamente conclusa» e che sono state raccolte prove sufficienti a sostegno di un’incriminazione. A guidare la squadra degli investigatori è Yoav Siogalovich, che lo scorso mese, scrive il quotidiano progressista israeliano Haaretz, mise al corrente il procuratore generale dell’andamento delle indagini. Lieberman, sostiene la polizia, prima di diventare ministro aveva messo in piedi un meccanismo «ben oleato», giocato su diverse compagnie alle quali cambiava nome di volta in volta, per incassare e ripulire milioni di dollari da destinare a se stesso e al partito. Un ruolo centrale in questa macchina lo avevano, scrive ancora il quotidiano israeliano riportando gli esiti delle indagini, la figlia Michal, che vive e guida un’azienda a Cipro, e altre due persone. L’ultimo cambio di nome -pratica che gli è costata l’accusa di ostruzione alla giustizia- avvenne nel 2006, proprio quando la polizia stava dirigendo le proprie attenzioni dall’Austria all’isola nel Mediterraneo. È da lì che, secondo gli investigatori, passavano i finanziamenti illeciti destinati a Lieberman e al partito da lui guidato. Israele, il Paese in cui la Giustizia non fa sconti.
03 settembre 2009
 
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